lunedì 30 settembre 2019

La casa senza finestre

"La casa senza finestre" di Nadia Hashimi
È il quarto libro della Hashimi che leggo e per la quarta volta è una conferma di quanto mi piace questa scrittrice di origini afgane. riesce a scrivere e raccontare delle donne afgane e di come vengono trattate dopo i talebani e lo fa in modo gentile, pur trattando argomenti terribili, lei invece lo fa in modo leggero e sublime, dando voce ai fatti e alle donne che si ribellano al patriarcato e a tutto ciò che ne consegue.

In questo libro racconta la storia di Zeba e della sua famiglia, un marito e quattro figli, un maschio primogenito ormai grandicello e delle tre figlie la più piccola di un anno o poco più ancora in allattamento, figli che le sono portati via e che non può più vedere . Lei ama la sua famiglia e pure suo marito anche se negli anni l' amore è sparito e ha lasciato il posto ad un uomo scontroso e violento. Il tutto comincia quando lo trova morto ammazzato nel giardino di casa, lei è confusa e spaventata, tanto che si ritrova inginocchiata sporca del suo sangue e non ricorda niente. Viene accusata di omicidio e portata in prigione di Chil Mahtab, quaranta lune, "la casa senza finestre" appunto una prigione per solo donne il tempo minimo che una donna condannata deve passarci. Un posto dove finiscono le donne come Zeba, dietro le quali gli uomini nascondono la propria debolezza; o quelle troppo pericolose, che non stanno zitte; o, ancora, quelle la cui vita è stata rovinata in nome di un onore che non appartiene a nessuno, di sicuro non agli uomini. Con loro, Zeba stringerà amicizie e legami: perché c'è più aria nella casa senza finestre che nel mondo là fuori. Ma incontra un giovane avvocato deciso a difendere le donne e a seguire la legge che c'è ma viene travisata. E nel contempo ritrova il suo passato. Riusciranno a salvarla da una decapitazione certa? Non ve lo dico neanche morta, leggetevelo! Merita davvero!

martedì 10 settembre 2019

E SI SFERRUZZA !

E  finalmente le temperature sono scese! In agosto con quel caldo pazzesco non riuscivo proprio a lavorare col filo e mi son presa una piccola pausa e ho appofittato per leggere parecchio.

ora però si sta divinamente!

e il mio caro maritino mi ha beccata in un momento di ferruzzo estremo

Cosa sto facendo? una maglietta per me, in cotone, che in realtà doveva essere finita da un bel pò ...


La sto lavorando in top down con ferri n, 3 e del bellissimo cotone turchese!
Adoro il turchese, mi mette calma e mi da una bellissima sensazione di freschezza, proprio come i torrenti di montagna. Il nostro fiume Fella ha proprio questi colori.
Dovrei averne in abbondanza anche per farmi un golfino da usare in abbinamento!
Se non basta ci aggiungerò del bianco o del beige.
Avanti tutta prima che arrivi l'inveno !

lunedì 9 settembre 2019

I PASSI CHE CI SEPARANO

 

"I passi che ci separano"
di Marian Izzaguirre

Romanzo ambientato a Trieste, la mia Trieste, negli anni '20 ma attraversa tutto il secolo con salti temporali e facendoci conoscere tre generazioni. La scrittrice, spagnola, riesce a parlare di Trieste e della nostra amata Bora in modo sorprendentemente preciso! E i ricordi dell'uomo protagonista assieme al suo amore di gioventù, si mescolano con i miei! Un grande amore , nato " per caso" in un giorno di Bora, un violoncello, quello del marito di lei, fu galeotto. Da li parte una storia d' amore intensa e problematica ma che vince anche di fronte al periodo più buio, quello fascista. Lei si troverà a dover rinunciare, e non abbandonare, come poi verrà spiegato proprio a questa figlia diventata in seguito adulta, perché lui in un viaggio di comiato vorrà tornare sia a Trieste che in Slovenia...a dir la verità ancora Yugoslavia, da ottantenne assieme ad una giovane donna ingaggiata proprio per aiutarlo nel viaggio. Qui la scrittrice mescola sapientemente ricordi e passato, presente e futuro, esperienze e storia politica dei nostri territori, un periodo vergognoso dove Mussolini voleva decimare ed annientare le popolazioni slave bandendole da Trieste oppure integrandole nei peggiori dei modi cioè slavazando ( in dialetto triestino significa lavando e denudando i cognomi quindi italianizzandoli togliendo le origini, dove un cognome come Vodapivec diventava Bevilacqua) e la protagonista essendo Slovena sposata con un croato, ci si ritrova a dover viverlo.

Un romanzo complesso ma bello, intenso! Mi ha fatto riflettere parecchio stanotte, dopo averlo terminato.
Il messaggio che ne ricavo è che dove c'è rispetto c'è amore, dove c'è amore c'è rispetto. E che pochi passi, solo tre, possono cambiare tutto. Se lo leggete capirete!